Vino&Storia

10 apr

Vino&Storia

LE TAVERNE, IL FATO E IL RISCATTO DEI VITICOLTORI.

Lungo la Strada Sannitica, voluta da Carlo III di Borbone per collegare in maniera più veloce la capitale del Regno con le terre molisane e Campobasso, non molto distante dal luogo in cui sorge il moderno impianto della ‘Vinicola del Sannio’ si incontrava una Taverna che per decenni è stata un punto di riferimento nel mercato del vino di Castelvenere e dell’intera Valle Telesina. Questa Taverna svolgeva il ruolo di una vera e propria borsa del vino sannita, luogo in cui si contrattava, con una robusta stretta di mano, parte consistente delle uve e del vino prodotti in queste campagne.
Allora i commercianti, provenienti soprattutto dall’hinterland vesuviano e dall’area aversana, arrivavano a bordo dei loro carri trainati da cavalli. La sosta in paese poteva durare anche più giorni, motivo per cui la Taverna disponeva anche di locali attrezzati alla meglio per il pernottamento.
Questo avveniva soprattutto durante il periodo della vendemmia, quando anche il fato incideva sulle sorti degli agricoltori, che spesso vedevano vanificarsi i lavori e le preghiere di un anno intero. La sorte dei viticoltori che non disponevano di cantine per poter vinificare le uve era infatti tutta riposta nelle mani dei grandi commercianti. L’usanza voleva che i contadini raccogliessero le uve e le mettessero in mostra, accatastate ai margini dei campi, sulle aie o lungo i bordi delle polverose strade.
A Castelvenere gran parte del prodotto della vendemmia veniva ammassato nell’area antistante la Chiesa della Madonna della Seggiola, unico edificio di culto a servizio della comunità. Qui le uve restavano a volte anche per giorni, in attesa che andasse in scena la rituale speculazione dei commercianti. Bastava una leggera pioggia o più semplicemente una brinata notturna a creare le condizioni ideali per far calare in modo consistente il prezzo delle uve, con i contadini costretti, per via dell’ovvia accelerazione dell’alterazione delle stesse, a dover accettare i patti imposti dagli acquirenti in agguato. L’attesa della festa, della gioia si trasformava in delusione e rassegnazione.
Per porre fine a questa situazione si avviarono i primi percorsi di cooperative vitivinicole e sorsero poche attrezzate cantine che aprirono le porte ai piccoli viticoltori. Si iniziò così a modellare il volto del moderno Sannio enologico, con il vino diventato protagonista di un processo capace di riscattare un territorio.
In quel preciso momento iniziò la bella avventura oggi chiamata ‘Vinicola del Sannio’, prese a formarsi quella salda alleanza da cui nascono i nostri vini, frutto dei circa 1.200 ettari di vigne di proprietà dei nostri fedeli conferitori.