VINO & CULTURA

18 lug

VINO & CULTURA

SCIASCINOSO, IL VINO “SANGUINOSO” TANTO AMATO DAI POMPEIANI.

Grappolo mezzano, alato, spargolo; acino oliveforme, mezzano, di color rosso-cupo quasi azzurro; buccia coriacea; polpa carnosa, dal sapore zuccherino. Così la penna dell’ampelografo Giuseppe Frojo tratteggiava, all’indomani dell’Unità d’Italia, l’identikit dell’uva “fosco peloso”. Quest’uva era particolarmente coltivata nelle campagne che, fino al 1861, avevano fatto da spartiacque tra le terre borboniche del Regno delle Due Sicilie e quelle che circondavano la città di Benevento, enclave dello Stato pontificio.
Circa un secolo dopo, un altro grande studioso, Sante Bordignon, individuava l’uva “fosco peloso” con l’attuale sciascinoso, vitigno che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’ampio patrimonio varietale coltivato nelle vigne degli storici conferitori della Vinicola del Sannio. Dal vitigno sciascinoso, che ha rischiato di scomparire, produciamo l’etichetta ‘Maliziuto’.
Si tratta di un vino di grande fascino, per l’immediatezza della sua beva. Ma il suo fascino è legato anche ai tanti aspetti misteriosi che ne segnano la storia e la diffusione nei confini regionali. Una grande confusione è legata proprio alla forma di oliva che caratterizza l’acino di quest’uva, motivo per cui è stata spesso confusa con altre varietà, a partire dall’uva olivella.
Columella e il grande Plinio il Vecchio apprezzavano particolarmente questa varietà, che indicavano con il nome di Olivegina. Lo sciascinoso era tra i vini preferiti sul mercato dell’antica Pompei, allora secondo per importanza solo a quello di Roma. Quello prodotto nel Sannio vi arrivava nelle anfore, anch’esse di produzione sannita, e convinceva tutti soprattutto per il suo bel colore “sanguinoso”, qualità da cui poi sarebbe derivato il nome.